martedì 8 novembre 2011

Tu quoque Cups

Io amo cups. Adoro cups. Cups mi ha quasi salvato la vita in almeno un'occasione.

Per chiunque abbia conosciuto la stampa da unix prima di Cups, Cups è stata la benedizione. Ma non dev'essere il mese giusto per pretendere qualcosa anche dal più consolidato dei software.

Ho configurato una stampante. Non venticinque come mio solito, una. Ma, che ci crediate o no, non è la stampante di default se uno non glielo dice. E quindi, con una stampante definita (non zero, o duemila), lpr non sa dove stampare.

Avrei un messaggio da lanciare: la linea di comando esiste e c'è pure chi la usa. Vi prego, sacri signori sviluppatori di software, ricordatevene ogni tanto.

L'esasperazione

La mia relazione con Unix compie diciott'anni giusto in questi giorni, per cui non sono neanche proprio una novellina.

Si può dire che Linux l'ho visto nascere, mettere i primi passi, sbrodolare il tappeto e anche diventare abbastanza grande. Abbastanza, però, che poteva andare bene qualche anno fa, ma certo non più adesso.

Ho un portatile nuovo fiammante, e ancora (siamo nel 2011) devo impazzire per farlo funzionare come vorrei. L'audio è un mistero: le cuffie funzionano, il microfono no. Perché? Boh. Qualcosa che segnali un errore, un modulo che manchi? Ma figuriamoci: nell'era della userfriendliness presentare un log a un utente sembra diventato un insulto. Meglio ignorare il problema: qualsiasi mixer dice che va tutto, ma poi non va un accidente.

Fino a un paio di versioni di X fa, uno doveva farsi tutto a mano: morale, si impazziva un paio di giorni (la documentazione di X è... no, non arriva nemmeno a essere), poi la cosa funzionava per l'eternità. Finché appunto editare file (ma non era Unix-like?) è diventato un impiccio e le cose han cominciato a fare quello che volevano loro. Per una come me, che aveva una configurazione di X che faceva il caffè, è un incubo: se prima potevo avere ogni cosa che desideravo (che so, una tastiera custom o una risoluzione non ortodossa o -eresia- non avere un desktop) adesso è già tanto che parta.

E perché sto trascurando shell che spariscono, device che diventano un'altra roba tra un apt-get e l'altro, renumbering degli inode di lvm, robe cioè che l'utente normale non dovrebbe neanche sapere che esistono.

E vogliamo parlare di Firefox su x86_64 o su PowerPC?

L'ultima di oggi è inkscape: si rifiuta di salvare i file. Li crea, ma vuoti e poi protesta pure.

Insomma, comincio a essere veramente esasperata. Anche perché non ci sono poi molte alternative, MacOS è troppo rigido per le mie esigenze (ma funziona) e Windows, be', è già tanto che lo si possa classificare tra i sistemi operativi.

Firefox a 64bit per linux

Nell'ambito delle giornate passate a sbattere la testa sul muro, quella della ricerca di software è una delle più frustranti.

Soprattutto quando una pagina su due del sito di suddetto software non fa altro che dirti che devi aggiornare, che non hai l'ultima versione e devi assolutamente passare alle nuove feature. Cosa di cui, se sei lì e premi ogni tasto download che vedi, può anche essere che tu sia già convinto.

Comunque, per quanto uno provi a girare e girare, sembra che nel sito di Firefox non ci sia traccia di Firefox a 64bit. E no, malelingue, non lo sto cercando per Windows: lo cerco per Linux. Linux x86_64, mica PowerPC. Cioè lo cerco anche per Linux PowerPC, ma su quello proprio non ci spero molto. Toccherà compilarlo, adesso che so dove sono i sorgenti.

No, perché neanche ai sorgenti c'è un collegamento. Ma non si chiamava Open Source proprio perché... doveva essere in un'altra faglia spazio-dimensionale.

Comunque, alla fine mi sono risolta a chiedere:

https://support.mozilla.com/en-US/questions/890129

e un'anima pia si è mossa a compassione. Firefox a 64bit e (miracolo) i sorgenti si trovano qui:

http://releases.mozilla.org/pub/mozilla.org/firefox/releases/latest/

lunedì 7 novembre 2011

Le cose belle di questo lavoro

Impazzire mezza giornata perché un client OpenVPN non parte e viene resettato nonostante tutto vada a buon fine.

Il problema? Il server era un'ora indietro, quindi i certificati non erano ancora validi.

La cosa bella è il messaggio identificativo dell'errore:

ACK output sequence broken

Ma io dico, scrivere un messaggio d'errore umano?