lunedì 20 febbraio 2012

Il motivo per cui preferisco altro - seconda puntata

Eccoci qui, uno degli altri motivi per cui, sul piano strettamente tecnico, preferisco the Debian way.

Si sa che uno dei talloni d'Achille di Debian è la vetustà dei pacchetti (qui per un esempio).

Ebbene, qual è la soluzione? Una risposta standard sarebbe te li tieni alla versione che te li diamo, oppure compili, oppure passi alla distribuzione in test. Ma nessuna delle tre è una risposta orientata all'utente, dato che tutte e tre hanno i loro problemi. E questo soprattutto in ambiente enterprise:
  • la versione di un prodotto, driver o altro spesso è legata a precise scelte architetturali o di progetto; ma anche fosse solo gusto personale, è il cliente quello che ha ragione;
  • compilare, anche quando non si trasforma in un incubo di compilazione di dipendenze in cascata, crea problemi di gestione: un conto è farlo sul proprio PC, un conto è farlo per decine di server, o peggio quando l'installazione dev'essere inserita in una procedura di deploy; certo si può ottimizzare, ma è comunque un passaggio in più, e un passaggio non standard, che può arrivare a decuplicare i tempi di deploy di un server (e questo vale anche di più per chi fa soprattutto sviluppo);
  • la distribuzione di test è appunto di test, anche fosse abbastanza stabile richiederebbe comunque continui aggiornamenti.

Che si sono inventati quelli di Debian? Backport. Ossia, ricompilano loro alcuni pacchetti dalla distribuzione di test e li mettono a disposizione della distribuzione stabile. Il che, indipendentemente dal fatto che sia una buona soluzione o no, è un atteggiamento orientato al cliente molto più di quello di tante blasonate distribuzioni commerciali. Tra parentesi, anche IBM con Aix affronta (e risolve) lo stesso problema, anche se in un modo diverso (ossia rilasciando fix facoltative intermedie tra un aggiornamento e l'altro).

Questo per dire che non c'è un solo modo di risolvere il problema: il punto è essere disposti a farlo e ritenere che le esigenze dell'utente non siano solo capricci. E per quanto riguarda l'utente, è capire che certe cose non sono impossibili a livello tecnico, ma tutto sommato (IBM docet) non lo sono neanche a livello commerciale.

giovedì 9 febbraio 2012

Non sono sola

Ecco, questa è una bella consolazione, però non è che sia poi molto consolatoria.

Open Source projects are gone crazy, period

Ragazzi, qui c'è gente che lavora, che vogliamo fa'?

martedì 7 febbraio 2012

Il motivo per cui preferisco altro

Quando Linux non è solo un bel giocattolo, ma uno strumento di lavoro, ci si scontra sempre con le preferenze altrui. E di solito, quando si è in un'azienda e il proprio potere decisionale rasenta lo zero da sotto, Linux è quasi automaticamente Red Hat. O la sua sottomarca, CentOS.

Ci sono casi in cui scegliere Red Hat è quasi obbligatorio, per carità: servizio di assistenza, percorso di training, ecc. la rendono una soluzione appetibile da vendere. Ha i suoi vantaggi, anche se li si paga fior di soldini, ma è una questione di rapporto prezzo/prestazioni: si paga un servizio e quel servizio tra l'altro pure funziona e non ha nemmeno una politica di licensing scomoda.

Quello che veramente non capisco è perché scegliere una piattaforma così quando questi servizi non servono. Cioè, in realtà, quello che veramente non capisco è perché scegliere CentOS per i server interni. Ossia, non in caso di sviluppo o di education (dove potrebbe avere anche il suo senso perché "più compatibile" con Red Hat), ma quando è usato per ospitare applicazioni interne e non servono tutti i servizi accessori.

Ora, uno dice, una distribuzione varrà l'altra, no? Sarà questione di gusti? Be', non proprio. Le due cose che mi servono ora e che CentOS non fa sono:
  • aggiornamento tra una major release e l'altra (ossia un passaggio da 5.7 a 6.0): bisogna reinstallare;
  • installazione via netinstall attraverso un proxy (ma come gli è venuto in mente di non supportare i proxy?).
La cosa bella sono certi commenti che ho trovato in giro, del tipo: «Eh, ma neanche Windows lo fa.» Già, peccato che Debian faccia entrambe le cose dalle origini. Ma persino il commercialissimo, supportatissimo, malvagissimo Aix le fa. E scommetterei che i flavour di Unix e Linux là fuori in maggioranza fanno entrambe le cose.

La cosa divertente è che poi sono io l'integralista senza una visione aziendale quando propongo Debian.